di a.muffinshow
ASPETTAMI A CASA
Aspettami a casa se hai tempo fino a dopo l'Apocalisse.
Aspettami a casa fumando o dormendo con la coperta sul divano, guardando qualche tribunale della coscienza in TV, ascoltando l'oceano e i maremoti delle tue coperte gelate oppure pregando (e se lo farai, ti prego, fallo talmente forte cosicché il Grandecapo Piedibucati possa sentirti).
Aspettami a casa, col secchio pieno d'acqua ghiacciata - mi faresti pure un favore -, pronta a buttarmelo addosso dalla finestra mentre gioco ad essere il tuo personale Dante ubriaco che ti piscia sul portone chilometri di inchiostro e teologia.
Aspettami a casa di notte, quando gli ubriachi sono fiori che non sbocciano e parole che non esplodono.
Aspettami a casa quando la voce degli schiavi è un sussurro d'angelo nel Tempo che se ne va e nessuno sa dove o come.
Aspettami a casa e nella distanza che corre tra il tuo cuore e le tue labbra, nelle tazzine di caffè che bevi con gli amici e che puoi versare, tanto chissenefrega.
Aspettami a casa, dove il mio amore è già lì, dove ti chiama il telefono o dove risuona la tua solitudine, quella che hai dimenticato tra gli uomini perduti nella pioggia, laggiù verso Juarez, esattamente di fianco alle tue vene.
Aspettami a casa, in camera da letto, attraverso la trasparenza del fantasma di una strada con un regalo, un neo che è un cancro benevolo, che è la bocca di una nave che piange dicendo che i tuoi problemi stanno stretti tatuati sulla tua pelle o in un bosco scuro che risuona di suoni strani e del rumore dei tic delle tue palpebre.
Aspettami a casa, dove mi hai conosciuto ma non ti ricordi, cara, mentre eri impegnata a guardare qualcun altro, quando dicevi di voler essere libera ma nessuno ti credeva mentre credevi di fare l'amore.
Aspettami a casa, alla finestra, col cuore che batte e combatte, da solo contro tutto, e non riesce a bagnare i fiori nei vasi dei primi baci di tanti amanti che sanno di patatine e birra sgasata, in sere di primavera o estate (a voler esagerare).
Aspettami a casa e dimmi il perché di quel perfetto bacio e dell'orchestra che suonava giù dal salotto del vicino, naufragando in strada come un pellegrino, delle labbra che sembravano sfregare il muro e le pareti dei polmoni.
Aspettami a casa sapendo che quando sarò con te ingoierò ogni angolo della mia anima calpestato dai sandali che erano nuovi quando ancora non esistevi, quando ero il giullare di mille secoli, la bertuccia di ogni dio, regalando il vestito di ogni mio pudore, di ogni mia voglia. Prenditi pure quelle perché probabilmente te le meriti.
Aspettami a casa essendo sicura che sono un uomo da poco, che ti amo tanto da scriverti una cosa così e dimenticarti per una bottiglia; sapendo che non sono forte, ma solo un gigante con la pancia e la barba lunga e che sbaglia sempre; sapendo che sento di non meritarmi di star da solo, se ci sei tu lì; sapendo che "non mi serve l'omino delle previsioni per sapere dove tira il vento".
Aspettami a casa anche per i miei occhiali e la mia chitarra, perché sono un pilota cieco che balla da solo alle tre del mattino con gli amici che si buttano in terra con me se, camminando, cado.
Aspettami a casa perché il Regno non sta arrivando.
Aspettami a casa perché il Regno è già qui.
Aspettami a casa perché il Regno sei tu.
Aspettami a casa visto che sei i tuoi e i miei sospiri, le corde che si accordano e suonano il dialetto dell'amore e insultano quei maiali di sbirri del cuore che dicono che stiamo correndo troppo e che, andando avanti così, ogni cosa finirà nel fosso di un rimpianto futuro o, mal che vada, nel nome dei nostri figli. Dicono che se sei troppo ubriaco quando guidi una storia importante, puoi schiantarti nel dubbio e fottere tutto.
Aspettami a casa tappandoti le orecchie e gridando blablabla per non sentirli e ignorare le paure e i battiti sul pulsante della santa normalità.
Aspettami a casa, arrapata e casta, con cinque dita sul pianoforte e cinque tra i miei capelli che non sono ancora lì, perché salterà fuori che la mia cialtroneria, alla fine, sarà dimenticata.
Aspettami a casa arroccandoti su una mensola come un gufo o una statuetta della Madonna, che sicuramente sei più bella dell'uno e forse come l'altra.
Aspettami a casa perché tornerò dalla battaglia della vita, di tutte quelle cose che devo fare e che non ho voglia di dimenticare.
Aspettami a casa per favore.
Aspettami a casa se hai tempo in questi anni devastati, in questo tempo buono solo ad un cambiamento.
Aspettami a casa oppure fottitene ed esci per andare con le tue amiche a farti guardare il culo da tutti, a farti indovinare ogni piccolo graffio di epidermide sotto la gonna da educanda, per bagnarti nel fiume così dolce e umido della tua giovinezza, perché tanto di notte i tuoi occhi saranno sempre lampioni di diamante che mi guidano verso casa. La tua.
Aspettami a casa, perché non so dove cazzo abiti.
porta madonna
Come una semplice T può cambiare il corso degli eventi
venerdì 5 luglio 2013
mercoledì 27 febbraio 2013
VOGLIO ANDARE A VIVERE IN CAMPAGNA (elettorale)
di a.muffinshow e RealGiglio9
VOGLIO ANDARE A VIVERE IN
CAMPAGNA (elettorale)
Opera in cinque atti e nessun
movimento
Nell’Anno del Signore 2013, 26
febbraio
L’Italia è il Paese che amiamo,
qui abbiamo le nostre radici, le nostre speranze, i nostri orizzonti (quali?). Qui abbiamo imparato dai nostri padri e dalla vita il nostro
amore per le troie, il campionato e la campagna elettorale. Qui abbiamo appreso
la passione per la libertà. Vigilata.
La campagna elettorale è come una
campagna militare a Risiko. Bestemmie e amicizie rovinate. E tutto per la
Kamchatka. Che poi… che cazzo ci sarà mai in Kamchatka, o in Molise?
Boom. Da veri italiani, da quelli che
alle elementari non volevano mai leggere i libri che diceva la maestra, tipo
Cuore, non abbiamo fatto come ha fatto Pinocchio. Disubbidienti alla disubbidienza
non abbiamo ammazzato a martellate il Grillo, che se nel libro era coscienza di
un bambino in potenza, ora è atto di un popolo burattino. VAFFANCULO! [cit.
Giuseppe Piero Grillo “urlante, il”].
Tutto questo per portare alla
vostra attenzione, cani amici, che ieri notte, al termine degli scrutini un
comico non è morto, ma è stato incoronato. Come nella migliore tradizione
farsesca. Il miglior carro di questa sfilata post-carnevalesca non ha autista
e, se ce l’ha, è completamente ubriaco ed urla contro tutti : vigili urbani,
amministrazione comunale, ente provinciale, amministratori condominiali, se
stesso…
Voto agli elettori:
3,5. Ma‘ndo vai se la banana nun ce l’hai.
Soddisfazione. Chi non sa fare insegna, chi
non sa insegnare insegna ginnastica, chi non sa insegnare ginnastica scende in
politica. Al Professorone uscente pareva non si potesse dire nulla tanto doveva
esser l’ago della bilancia e si trova ad uscir di scena così, senza nemmeno il
fischio dell’ amatissimo Pierino della PCI (Pessima Commedia Italiana). Questo
centro di gravità permanente è così poco visibile che nemmeno Battiato l’avrebbe
trovato.
Voto agli elettori: 4 (stronzi). In croce, così
Casini è contento.
Rimonta. La nebbia all’irto Colle,
piovigginando sale… si chiama Quirinale e in ebraico significa “cranio”. Non ha
una croce in spalla, ma una pompetta su per l’uretra e la sua Veronica gli ha
portato via pure il sudario. Ma Silvio, che significa Emmanuele, cioè Dioconnoi,
non si è fatto sconfiggere dalla Morte Rossa. Come l’araba, pardon, libica
fenice è risorto dalle sue stesse ceneri e, tra un pompino e un processo, ha ancora
la forza di rosicare seggi agli avversari, prima di calarsi la zip e impecorare
tutti quanti. Urbi et orbi. Non sappiamo ancora se salirà Quirinale,
Viminale o Vaticano. Anche questa volta, però, stupisce tutti con effetti
speciali. And the Oscar (Giannino) goes to…
Kevin Spacey: 110 e lode con slinguazzata
accademica
Silvio Berlusconi: Laurea Honoris Causa in Teen,
Anal, Face to Mouth, Ass licking, e Master in Fisting.
Voto agli elettori: 2. Ch’avetre rotto‘r cazzo,
ch’avete rotto’r cazzo.
Smacchiare. Sto cazzo. I dirigenti PD da
bravi vecchi comunisti non redenti comprano lo smacchiatore alla coop e così
non riescono a lavare via le macchie dal vecchio ed abbronzato giaguaro brianzolo.
Il Partito è come un adolescente al liceo che non ha ancora scelto che strada
percorrere: è intelligente ma non si applica, avrebbe le potenzialità ma si
perde via in un bicchiere d’ acqua (mezzo vuoto come da sinistrorsa
tradizione). La nuova Sinistra – quella vecchia è ormai totalmente rivoltata
nelle fosse comuni. E LE FOIBBBE? [Vichi di Casapau] - non ha ancora compreso di
cosa (o di chi?) abbia bisogno la futura umanità. Tutta la notte coca e
mignotte. L’importante è che siano dell’Est.
Voto agli elettori: 5,5 per crescere perché la
rivoluzione oggi no, domani magari, dopodomani ho un apericena e non posso.
Mah. L’ipervolenteroso e
carismaticissimo magistrato napoletano non supera la soglia di sbarramento, non
entrando in Parlamento e rimando per di più fottuto visto che ora è pure in
aspettativa. E c’è anche la crisi. Il futuro? Bah… Sbuff… mica chee… rifare
bagaiii?
Voto agli elettori: non abbiamo voglia di darvelo,
comunisti di merda.
Altro che le schede e le matite.
Per questi lavori avremmo bisogno
dei fucili, cazzo.
lunedì 25 febbraio 2013
2013-1984= AL POST DELLE FRAGOLE
di a.muffinshow
Dedicato a
Leonida Montanari
È una
tranquilla notte di febbraio e il nostro protagonista se ne cammina lungo una
qualsiasi via provinciale pronto a tornare a casa. Vede una Pantera che sfreccia
nel senso contrario al suo.
“Stronzi”
Pena ad alta
voce, ma non troppo.
Continua a
camminare e prova a pensare a quel che è successo negli ultimi giorni.
Parole che
per lui qualche tempo prima avrebbero suonato come la tromba di un angelo ora lo
inquietano: ingovernabilità, destabilizzazione sociale ed economica, eccetera. La
tranquilla notte di regime gli scivola addosso come un brivido, come il ricordo
di un brutto sogno, di una ricetta venuta male.
La
tranquilla notte di regime cade sull’asfalto mentre un rumore di macchina si
avvicina, alle spalle.
Cazzo. Cos’è
successo negli ultimi giorni? Ricordo che sono andato al seggio, che ho votato,
che ho votato per il bene di tutti… credo che sia il meglio per tutti. Cristo,
lo spero.
Mi sono
sentito anche uno schifo, dopo. Come se avessi stuprato una dodicenne. Come se
avessi visto un porno in cui un agente del governo se lo fa succhiare da un
ragazzino delle medie e lo picchia perché
non si è fatto venire in bocca. Poi mi sono ricordato che, in effetti, ho
votato esattamente contro il figlio di puttana che è solito fare questo, nelle
sue notti da ottantenne perverso in Pianura.
“Documenti,
prego…”
Una voce dal
nulla. Scuoto la testa e penso di essere troppo ubriaco. È troppo reale per
essere uno di quei rumori che scambi per voci quando sei sbronzo. Lei mi piace
ma non sono lei. Non sono Giovanna d’Arco.
“Muoviti,
documenti”
C’è un
coglione in divisa che mi si è parato, dal nulla, davanti.
C’è un
coglione, reale, coi suoi pantaloni a tinta unita e striscia rossa che mi
prende un braccio e stringe.
Mi divincolo
e mi libero
“Checcazzo
fai?”
“Sto facendo
il mio lavoro…”
Sbuffo ridendo come farei in ogni occasione davanti a un pallone gonfiato leccaculo e servo come quello, ma sento – non ricordando che cosa cazzo stia succedendo – che qualcosa, che tutto è cambiato.
Sbuffo ridendo come farei in ogni occasione davanti a un pallone gonfiato leccaculo e servo come quello, ma sento – non ricordando che cosa cazzo stia succedendo – che qualcosa, che tutto è cambiato.
“Cosa vuoi?”
“Chiamami Appuntato
e dammi del lei, coglione”
“Non do
nulla a nessuno. I documenti comunque non li ho”
In realtà
sono nel portafoglio, ma non li darò certo a quello stronzo perché me lo
ordina. Non ho fatto un cazzo, io.
“Non ho
fatto un cazzo, io. Anche ad averceli non glieli darei comunque i documenti,
Sua Eccellenza”
“Ascolta,
barba, non fare il simpatico con me. O mi dai i documenti o ti porto dentro.”
“Non sono in
fermo d’arresto, non ho fatto un cazzo e i documenti non li ho. Non rompermi i
coglioni.”
Faccio per
andarmene ma il manganello mi arriva di punta esattamente nel centro della
pancia.
Mi piego
senza fiato.
“Adesso tu
ci segui in caserma, testa di cazzo, perché hai violato il coprifuoco e
pregherai il tuo dio di non essere mai venuto al mondo, perché ti rifacciamo il
buco del culo e ci faremo dire dove sei stato e con chi hai cospirato per
rovesciare il governo di tutti.”
L’altro capo
del manganello arriva sull’altra faccia, l’unica, della mia medaglia e mi rompe
uno zigomo.
Nero.
Acqua gelida,
credo sia uno sputo.
“Buongiorno,
principessa”
Sto ancora
pensando a quello che mi hanno detto: coprifuoco,
governo di tutti, ti rifacciamo il buco del culo.
Non sono uno
dalla scorza dura, io. Sono sempre stato un cacasotto, uno che quando si
fumavano le canne fuori da scuola e passava la volante se la telava, anche se ultimamente
ho alzato la cresta. Nei discorsi con gli amici spiaccico due frasi fatte, “tutto
è di tutti” e “viva il fuoco” e vaffanculo, sono un anarcocristiano militante e
questo è quanto. Ho imparato ultimamente a credere nel prossimo come in me
stesso.
Ho imparato,
ultimamente, che se gli dai una mano si pigliano il braccio. E mi sta bene. Se hai
più bisogno di me puoi pure prendere quello che è mio. Sono solo cose, solo
soldi, solo cibo o coperte. Io credo nel Regno, quello che sta di là, dove
tutti – e per davvero – sono uguali.
Fino a
quando ho capito che qui si sta allo sfacelo, che ti ribelli solo se non hai
soldi per fare l’aperitivo o per pagarti le vacanze o il nuovo cellulare. Che ti
piace prenderlo nel culo ma senza economizzare. Senza margarina. Col burro,
cazzo, come i ricchi in tempo di guerra. Sia mai… fare la fine di quei poveri
della Grecia.
Dico questo da
persona che vive sulle spalle dei propri genitori. Lo dico da persona che ha il
lusso di avere la possibilità di dover pensare solo a se stessa sanguisugando
sulle spalle di altri.
Quegli altri
che ti mettono al mondo.
Ma io,
porcadiunaputtanatroia, non mi ricordo proprio quando il coprifuoco è
subentrato.
C’era la
crisi, fino a ieri, fino al voto, fino alla fine. Questo me lo ricordo, ma il coprifuoco
no, merda, quello no. C’era il potente che prometteva di restituire le tasse, come
se da prima del Medioevo non avessimo imparato un cazzo. C’era chi prometteva
che possiamo bastare a noi stessi, con quello che produciamo, e affanculo l’Unione
della Vecchia, Malandata, Puttana dalle grandi, consunte, slabbrate labbra
Europa, ché possiamo tornare alla lira, al ducato, al paolino, al sesterzio
senza bisogno di quel branco di inutili nobilastri. C’era chi se ne stava zitto
aspettando che gli altri fallissero e ha fallito.
E io sono
stato parte, per la prima volta, di quel fallimento.
Io ho
votato.
Cazzo.
“Allora,
lrglsn89p20d416e, dove cazzo eri? Tramavi contro la Volontà Generale?”
Non ricordo
che uno sbirro col QI di un bicchiere vuoto di un biancosporco avesse mai
saputo chi cazzo fosse Rousseau o che mi avesse dato un pugno in bocca, ma
gustavo dei pessimi grumi di sangue sulla lingua. Odio la carne al sangue,
cazzo. Mi piace ben cotta, strinata.
Me piacciono
le sole.
“Ero al bar
a bere”
“NON È VERO!”
“È vero,
cazzo.”
…
La scena
della tortura ve la risparmio, anche perché è stata violenza psicologica.
È stata
violenza mediatica.
È stata
violenza su chi, crescendo amando 1984, ha capito che chi non l’ha letto, 1984,
ha preso le prerogative peggiori del Grande Fratello: il controllo, l’annullamento
di sé per mano non di altri ma di se stessi (esattamente come il potere vuole),
lo psicoreato, saranno la colazione con cui si cresceranno i figli di questa
generazione che non è degli “Annizero”, ma di un qualcosa che neanche si può
definire “anni” o “zero”.
Sarà la
colazione di un niente che prova a definirsi, a contarsi, come una maggioranza
pronta a fottere gli altri pochi, idioti, rimasti a farsi violentare il cranio
al posto di tutti.
Ché tanto
domani ci sarà un nuovo derby, un nuovo telefono, una nuova battuta su
spinozapuntoit o un nuovo post da scrivere. Ci sarà sempre un nuovo programma
di cucina ad insegnarci come cucinare, e di conseguenza, vivere. Sbagliando.
Perché un domani
ci sarà il coprifuoco del cervello e noi tutti continueremo ad essere una
generazione di cantanti, calciatori, divi e cuochi falliti che, “al post delle
fragole”, nel risotto della vita, aggiungeranno niente. Un niente insipido.
Talmente
insipido che non avrà neanche il gusto della merda.
lunedì 19 novembre 2012
PER NON DIMENTICARE - INKIOSTRO UN ANNO DOPO - Stanza 137
di a.muffinshow
dedicato alla Prof.ssa L.
che insegna Dante e
di letteratura non capisce
una sega di niente
Cani lettori,
vorrei con la presente presentarvi uno scritto inviato l'anno scorso ad un concorso letterario.
Un concorso utile come l'occupazione senza "K".
Il tema del suddetto concorso era "Resto o vado via". Parlando di tutto e niente mi sono sentito in dovere di insegnare ai dottorandi che non hanno vinto una borsa di studio in Italia e hanno vinto il concorso, parlando della fuga del loro "cervello" in paradisi intellettuali, tipo la Svizzera, patria di De Sausurre, del cioccolato e dei calvinisti.
Godetevelo perché due ebrei che parlano a cazzi e citazioni dall'Antico Testamento non sono cosa da tutti i giorni, visto che solitamente sono impegnati a contarli.
STANZA
137
Hotel. Interno. Due uomini nel
salotto della suite. Dalla finestra la luce di fine giornata. Molto fumo di sigaretta
e odore di divano nuovo (non più cellophane , ma quasi) o pulito. Uno, tranquillo,
sedato e ciondolante, in piedi alla finestra, guarda la gente che passa per
strada.
L’altro cammina nervoso per lo
spazio, cercando qualcosa nella tasca. La trova. La tira fuori.
“Merda.
Si è rotta in due.”
“Cosa
si è rotta?”
“La
sigaretta, no?!... cazzo, guarda qui.”
“Guarda
cosa?”
Si gira e osserva l’altro.
“Secondo
te cosa dovresti guardare se ti dico ‘guarda’?”
“La
sigaretta, ho capito…”
Sospira dolcemente. Inizia a
pensare.
“Sai
in cosa siamo diversi dagli animali? In nulla. Se guardi bene puoi vedere tutto,
da qui. Tutto è su quel marciapiede. È come se lì corressero gazzelle e
cavalli, volassero aquile e passeri, come se la iena giocasse col mulo e la gallina
sonnecchiasse sul leone. Loro non sanno di essere identici al gatto. Non
capiscono che il trucco sta nel passaggio tra Energia e Materia.”
Smette di pensare. Sospira
sconfitto.
“Scusami.
Pensavo ad altro.”
“A che?”
“A che?”
“Al
fatto che loro, giù in strada, non pensano e non capiscono, quindi non guardano
ai particolari. Secondo te la gente pensa mai che il polmone sinistro è più
piccolo di quello destro? No, non lo pensa. Eppure continua a fumare tranquilla
credendo di avere due polmoni, quando in realtà ne ha uno e tre quarti, o giù
di lì.”
“E
allora? Immagino abbiano qualcosa di più importante a cui pensare. Io ce l’ho,
per esempio.”
“Cos’è
che hai?”
“Qualcosa
di più importante a cui pensare. Cosa vuoi che mi freghi di un quarto di
polmone in meno… e poi tu non ti occupi di fisica? Non ti stavi scervellando
sul 137, con tutti gli elettroni e le costanti e tutte quelle cose?”
“I
numeri non sono tutto.”
Torna a guardare in strada.
“A
no?”
“No.”
“Giusto.
Dimenticavo che sei un genio. Fisico, mistico, filosofo. Tu pensi allo stesso
momento su piani differenti.”
“Lo
spazio-tempo non centra nulla in questo momento.”
“Sarà…”
Sospira e torna a cercare nelle
tasche.
“Comunque,
come sei arrivato a questa brillante conclusione? Perché proprio tu, adesso, mi
vieni a dire che i numeri non sono tutto?”
“Qual
è il numero di questa stanza?”
“Non
lo so. Dimmelo tu.”
“137.”
“Oh
cazzo. No…”
“Invece
sì. Vedi, ho studiato fisica per quindici anni e l’ho insegnata per altri
dieci. Ho fatto migliaia, milioni di calcoli e non ho mai considerato la
casualità. O meglio, non ho mai ho
considerato la casualità delle coincidenze.”
Il cervello si sblocca e intuisce
ogni cosa.
“È
Lui. Vuole dirmi qualcosa.”
“Sì!
Sarà sicuramente Lui. Come sempre dimentico la Cabalà… ma dove…? eccola!”
Nuova sigaretta. Nuovo tentativo.
“Merda.
Non funziona.”
“Cosa
non funziona?”
“Questo
stronzo di accendino.”
Lo scuote e ci riprova. Borbotta
fra sé “Sarà scarico, il bastardo…”. Torna a parlare ad alta voce.
“Niente.
Non funziona.”
“Mi
spiace.”
“Di
che? Dell’accendino?”
“No.
Per il tuo polmone sinistro.”
Lo fissa con disprezzo fraterno.
“Io
vado in cucina ad accenderla al fornello. Tu continua pure a parlare. Tanto non
ti ascolterei comunque…”
Esce dalla stanza ma la sua voce
continua a sentirsi.
“…
come la volta della tua visione del caffè postmortem nei giardini di Dio. Te lo
ricordi?...”
Rumore di un fornello a gas che si
accende.
“…
con tutti quei tizi delle varie religioni a bere da tazze di porcellana…”
Torna nella stanza. Sbuffa fuori il
fumo e riprende a parlare con la voce strozzata di chi parla fumando.
“…
a parlare di pace e fratellanza e del ricordo della riconciliazione tra la
Vergine e il Serpente e dell’assoluta trascendenza di Nostro Padre. Tranne quei
coglioni degli shivalisti che, aspetta com’era?... giusto!”
Lo indica, citando letteralmente.
“
‘facevan l’amore senza più corpo al ritmo di settantasettemila orgasmi
tantrici’. Te l’ho detto. Tu sei malato.”
Scuote la testa.
“No.
Il mio analista dice che ho l’ipertrofia dell’essere. Dice che il mio eg…”
“Tu
hai l’ipertrofia della bottiglia! Devi smetterla con quella merda. Quanti anni
hai? Sedici? No, non più! Sei un adulto
ormai. La cosa ti spaventa? Beh, vedi di fartene una ragione e piantala.”
Fuma avido. Fuma cattivo.
“E
piantala pure con quell’idiota di psicanalista. Quelli sono i peggiori. Sono addirittura
più complessati di Dio.”
“Hai
detto una cosa intelligente.”
“Certo, cazzo. Il fatto che sia volgare non significa che sia un idiota.”
“Certo, cazzo. Il fatto che sia volgare non significa che sia un idiota.”
“Non
ho detto che sei volgare o idiota. Ho detto che hai detto una cosa
intelligente.”
“Non
ho detto nulla di intelligente. Tutti hanno sotto agli occhi il Suo
comportamento autistico. Solo che io ho il coraggio di dirlo. Non è terribile
né misericordioso. È come un barista che serve da bere e soffre con chi gli
racconta la sua storia. Solo che non dice nulla. Serve da bere e se ne sta
zitto. Esattamente come un cazzo di barista autistico. E ti ripeto di smetterla
con quella roba. Ti spappola il fegato e il cervello.”
Mentre parla sparge fumo per la
stanza. Strappa di mano all’altro un bicchiere tozzo. Inizia a tossire. Ha
tirato troppo a lungo prima di parlare. Spegne la sigaretta in un posacenere
sul tavolo.
“Cazzo,
mi mandi in bestia. Mi fai pure strozzare… comunque sappi che non mi piacciono i
funerali. E non ho voglia di venire al tuo. Sai che odio mettere il vestito. Mi
si sfregano le cosce e poi mi si irritano e sembro una scimmia… tutto il giorno
a grattarmi là, là sotto… insomma, in mezzo alle gambe cazzo, come se avessi
gli slip troppo stretti, come un cazzone che a trent’anni non è ancora capace a
comprarsi le mutande. Quindi smettila di bere. Se non vuoi farlo per te fallo
almeno per me… e per il mio interno coscia.”
Ride come ride il fumatore. La
risata del cane. Il latrato.
“E
tagliati quella barba. Sembri lo zio Moishe.”
“Quant’è
che è morto?”
“A
dicembre fanno venti… no ventun anni. Quello stronzo ci ha anche rovinato
Channukkà. Ma che ti frega scusa?”
“Niente.
Pensavo.”
“Tu pensi sempre. A volte ti ammazzerei.”
“Tu pensi sempre. A volte ti ammazzerei.”
“Oh,
qui nasce un problema.”
“Ossia?”
“Che anche io ti ammazzerei. Ma lo farei così, per provare l’emozione di togliere la vita ad un uomo. Poi tu hai infranto tutte leggi del Decalogo. Io non ho mai disubbidito. Potrei iniziare proprio da lì. E pensa, tra tutti i possibili candidati sceglierei te.”
“Ossia?”
“Che anche io ti ammazzerei. Ma lo farei così, per provare l’emozione di togliere la vita ad un uomo. Poi tu hai infranto tutte leggi del Decalogo. Io non ho mai disubbidito. Potrei iniziare proprio da lì. E pensa, tra tutti i possibili candidati sceglierei te.”
“E
perché?”
“Perché
tra l’uccidere un uomo buono e ucciderne uno cattivo c’è una grande differenza.
E tu, mi spiace, ma sei un uomo cattivo.”
Gli si avvicina. Lo prende per il
colletto della camicia.
“Mi
stai dando dello stronzo, per caso?”
“Esattamente.”
Il pugno gli gira la faccia. Cade a
terra. L’altro sparisce per accendere una seconda sigaretta. Senza preamboli
questa volta. Tornato, lo aiuta ad alzarsi. Lui si guarda la punta delle
scarpe.
“Penso
di dovermene andare.”
“Perché?”
“Perché
mi tratti ancora come se avessimo dodici anni. A fare il granduomo, quello che
piglia a pugni, con la macchina potente e la sigaretta in bocca, che spacca
bottiglie in faccia alle persone, hai presente? Proprio come uno stronzo.”
“Non
provocarmi.”
Silenzio. Tira dalla sigaretta.
Cerca di calmarsi, lo stronzo.
“Scusami.
Rovino sempre tutto, cazzo. È che ci tengo. Sei mio fratello. Solo che mi
sembri Giobbe. Sconfitto. Perché così è più comodo, vero? Reciti - e male te
l’assicuro! - la parte dell’uomo alla vivaddio. Solo che non c’è Dio, o la
concorrenza, a renderti la vita una merda. Ci sei solo tu…”
“Giobbe?”
“Esatto.
Smidollato, boccalone, leccaculo, debole, patetico Giobbe. Che vive da merda,
sulla merda.”
“Sarei
io, la merda?”
“Sì.”
“Mi hai stufato. Davvero. Me ne vado.”
“Mi hai stufato. Davvero. Me ne vado.”
Prova ad andare verso la porta ma viene fermato
dall’altro, forse un poco più alto, sicuramente più sobrio.
“Non
fare l’idiota, sei ubriaco fradicio. Non puoi guidare in quello stato.”
“Me
ne vado, fratello. Me ne vado.”
Prova a dirgli, ancora, di
aspettare, bloccandolo. Lui si libera – l’altro smette di opporre resistenza -
e tacendo attraversa la stanza piena di fumo. Guadagna l’uscita. La porta si
chiude.
“Allora
vattene, fratello. Vattene affanculo."
sabato 3 novembre 2012
Juve-Inter LE PAGELLE
JUVENTUS 5 Primo tempo da 7, secondo tempo da 4. Sull'onda emotiva del gol iniziale sfiora più volte il 2-0, ma ha il demerito di sottovalutare la condizione atletica dei nerazzurri. Perde troppi palloni a centrocampo e la manovra appare troppo macchinosa. Sconfitta.
Buffon 5.5 Per poco non para il rigore a Milito e fa quel che può sul destro di Guarin che propizia il 2-1 del Principe Nerazzurro. Niente miracoli per Gigi questa volta, a meno che non abbia scommesso l'1-3.
BWin.
Barzagli 5.5 Marcare Milito non è proprio la cosa più facile del mondo, ma lui ci mette tanta esperienza e una buona dose di cattiveria agonistica. Commette la leggerezza di lasciarselo scappare una volta e il Principe non lo perdona. Purgato.
Bonucci 5 Quando il gioco si fa duro, a volte, i Bonucci smettono di giocare. Si perde Nagatomo in area in occasione del 3-1 dell'Inter e per tutta la partita dà l'impressione di essere troppo nervoso. Ha l'occasione per pareggiare i conti ma spara addosso ad Handanovic. Imbambolato.
Chiellini 5.5 Giorgione ci mette la solita grinta, ma se la deve vedere con quel funambolo di Palacio. Nel complesso gioca una partita discreta, ma non riesce a incidere più di tanto. Senza infamia e senza lode.
Lichtsteiner 4.5 Prima irrompe su Zanetti con la forza di Godzilla e si prende un giallo, dopo pochi minuti meriterebbe di essere espulso per un fallaccio su Palacio ma l'arbitro lo grazia e Conte lo spedisce subito in panchina. Follia.
Vidal 6 Porta subito in vantaggio la Juve, si mangia il 2-0 solo davanti ad Handanovic ma poi viene imbrigliato nella ragnatela nerazzurra e non riesce più a trovare il bandolo della matassa. Perde palla ingenuamente in un contrasto con Guarin e dà il via al 2-1 dell'Inter. Narciso.
Pirlo 5 Stramaccioni gli mette alle calcagna un paio di mastini come Cambiasso e Gargano e per lui diventa difficile impostare l'azione. Gli attaccanti fanno poco movimento ed è costretto spesso a cedere il pallone per vie orizzontali. Assediato.
Marchisio 4.5 Si divora il 2-0 a tu per tu con Handanovic e commette un'imperdonabile leggerezza nel trattenere Milito in occasione del rigore che spiana la strada al successo nerazzurro. Non era meglio far giocare Pogba? Sconclusionato.
Asamoah 5 Esce ridimensionato e non di poco dal duello con Zanetti che lo fa sembrare un giocatore normale. Spinge poco sulla fascia e partecipa poco alla manovra. Strapazzato.
Vucinic 6 Ti accorgi che ha raggiunto la sufficienza quando vedi che con lui in campo la Juve nel primo tempo ha creato 3-4 nitide palle gol. La sua sostituzione a fine primo tempo sa un po' di bocciatura, ma forse al suo posto sarebbe dovuto uscire Giovinco. Penalizzato.
Bendtner 5 Fa salire la squadra e gioca molto spalle alla porta, ma non fa gol. Juan Jesus gli morde le caviglie e non riesce a divincolarsi dalle sue grinfie. Intrappolato.
Giovinco 4 A Roma gli avrebbero detto: "Nu cce prendi manco se tte sbagli".
Caceres 5.5 Perde ogni duello con Nagatomo e si fa vedere poco in avanti. La Juve è poco brillante e lui ne paga le conseguenze. Impalpabile.
Quagliarella 6 In dodici minuti riesce a fare più di Giovinco in tutta la partita. Il sinistro con cui sfiora il pareggio è un gesto atletico di rara bellezza. Non si riesce a capire cosa ci faccia in panchina. Reattivo.
All. Conte 5 Ha il merito di togliere un nervosissimo Lichtsteiner, ma poi non ci capisce più niente. Toglie Vucinic che non aveva demeritato per metter in campo uno spento Bendtner, lascia in campo il fantasma di Giovinco e inserisce Quagliarella troppo tardi. Confuso.
INTER 8 Mi si potrebbe obiettare che il voto in pagella sia di parte, ma cercherò di motivarlo. 8 perchè essere sotto 1-0 a Torino dopo 20 secondi per un gol in fuorigioco può mandarti dallo psicologo, 8 perchè la squadra non ha mai perso la testa e ha costruito la vittoria lottando su ogni pallone. Estasi.
Handanovic 7 Salva capra e cavoli su Marchisio, dice di no a Vidal, neutralizza Bonucci e infonde alla difesa dell'Inter una piacevole sensazione di sicurezza. Saracinesca.
Juan Jesus 7.5 Gli attaccanti della Juve gli facilitano il compito, ma il roccioso brasiliano compie una partita monumentale. Chiude ogni varco, fa sentire la sua stazza fisica, lotta come un leone per tutti i novanta minuti. Juan Jesus Superstar.
Ranocchia 6.5 Non è miracoloso come il suo collega di reparto, ma la sua rimane una prestazione di qualità. Commette qualche sbavatura nel primo tempo, ma nel secondo tempo non sbaglia nulla. Invalicabile.
Samuel 6 Nel primo tempo soffre le incursioni di Vidal e cerca di contenere gli assalti juventini con la solita esperienza. La resistenza però non è più quella di un tempo e forse si potrebbe mettere in conto di alternarlo a Silvestre. Usato sicuro.
Zanetti 7 Alla veneranda età di 39 anni, insegna ad Asamoah il significato del termine: "Ne devi mangiare ancora di terra prima di essere come me". Capitano.
Cambiasso 7 Il solito lavoro sporco con l'aggiunta di una marcatura asfissiante su Pirlo che gli impedisce anche di respirare. Sembra tornato il giocatore del Triplete. A volte ritornano.
Gargano 7 Avete mai provato a lanciare un osso in mezzo ai cani? Davvero avete provato? Bene, sappiate che se ci fosse stato Gargano lo avrebbe preso lui. Rottweiler.
Nagatomo 7.5 Vince il duello con Caceres e stantuffa sulla fascia senza alcun timore reverenziale. Buffon gli nega la gioia del gol, lui non si perde d'animo e serve a Palacio la palla del 3-1. Nagatomico.
Cassano 6.5 Queste non sono le partite di Cassano, che ha bisogno di più spazio per potersi rendere pericoloso. In ogni caso, gioca una buona partita e sfiora anche il gol con un bel destro a giro. Talento.
Palacio 7 Don Rodrigo non delude mai. Incorna il pari che viene annullato per un fuorigioco millimetrico, cambia spesso posizione in campo e non dà alcuna certezza ai difensori juventini. Dopo aver sprecato un'occasione per il pari, mantiene la lucidità e insacca il 3-1. Motorino.
Milito 9 Come il sole d'estate, come un maglione d'inverno, come un drink in discoteca, come il frigo in una cucina, come un letto in una camera... il Principe, a 33 anni suonati, non tarda mai agli appuntamenti importanti. Freddo in occasione del rigore, spietato nell'infilare il gol del 2-1. Forever young.
Guarin 6.5 Entra subito in partita e con una sassata dalla distanza propizia il 2-1 dell'Inter. Inoltre serve una palla deliziosa a Nagatomo che porterà al terzo gol. Volenteroso.
Mudingayi sv
All. Stramaccioni 8 Di sicuro non è tutto oro quello che luccica, ma andare in casa della Juve che non perde da 49 gare consecutive, giocare con tre punte e infilargli tre pere non è proprio un gioco da ragazzi. La sua Inter cresce giornata dopo giornata e, vada come vada, ha già compiuto un'impresa. Mourinho.
Arbitro Tagliavento: 4 Passi il fuorigioco di un metro di Asamoah dopo 21 secondi (non è colpa sua se il guardalinee juventino non lo ha segnalato), ma la mancata espulsione di Lichtsteiner pesa come un macigno sul suo giudizio. Non se l'è sentita rovinare la partita lasciando la Juventus in dieci per 60 minuti, ma alla fine l'ha rovinata lo stesso. Sudditanza Psicologica.
Buffon 5.5 Per poco non para il rigore a Milito e fa quel che può sul destro di Guarin che propizia il 2-1 del Principe Nerazzurro. Niente miracoli per Gigi questa volta, a meno che non abbia scommesso l'1-3.
BWin.
Barzagli 5.5 Marcare Milito non è proprio la cosa più facile del mondo, ma lui ci mette tanta esperienza e una buona dose di cattiveria agonistica. Commette la leggerezza di lasciarselo scappare una volta e il Principe non lo perdona. Purgato.
Bonucci 5 Quando il gioco si fa duro, a volte, i Bonucci smettono di giocare. Si perde Nagatomo in area in occasione del 3-1 dell'Inter e per tutta la partita dà l'impressione di essere troppo nervoso. Ha l'occasione per pareggiare i conti ma spara addosso ad Handanovic. Imbambolato.
Chiellini 5.5 Giorgione ci mette la solita grinta, ma se la deve vedere con quel funambolo di Palacio. Nel complesso gioca una partita discreta, ma non riesce a incidere più di tanto. Senza infamia e senza lode.
Lichtsteiner 4.5 Prima irrompe su Zanetti con la forza di Godzilla e si prende un giallo, dopo pochi minuti meriterebbe di essere espulso per un fallaccio su Palacio ma l'arbitro lo grazia e Conte lo spedisce subito in panchina. Follia.
Vidal 6 Porta subito in vantaggio la Juve, si mangia il 2-0 solo davanti ad Handanovic ma poi viene imbrigliato nella ragnatela nerazzurra e non riesce più a trovare il bandolo della matassa. Perde palla ingenuamente in un contrasto con Guarin e dà il via al 2-1 dell'Inter. Narciso.
Pirlo 5 Stramaccioni gli mette alle calcagna un paio di mastini come Cambiasso e Gargano e per lui diventa difficile impostare l'azione. Gli attaccanti fanno poco movimento ed è costretto spesso a cedere il pallone per vie orizzontali. Assediato.
Marchisio 4.5 Si divora il 2-0 a tu per tu con Handanovic e commette un'imperdonabile leggerezza nel trattenere Milito in occasione del rigore che spiana la strada al successo nerazzurro. Non era meglio far giocare Pogba? Sconclusionato.
Asamoah 5 Esce ridimensionato e non di poco dal duello con Zanetti che lo fa sembrare un giocatore normale. Spinge poco sulla fascia e partecipa poco alla manovra. Strapazzato.
Vucinic 6 Ti accorgi che ha raggiunto la sufficienza quando vedi che con lui in campo la Juve nel primo tempo ha creato 3-4 nitide palle gol. La sua sostituzione a fine primo tempo sa un po' di bocciatura, ma forse al suo posto sarebbe dovuto uscire Giovinco. Penalizzato.
Bendtner 5 Fa salire la squadra e gioca molto spalle alla porta, ma non fa gol. Juan Jesus gli morde le caviglie e non riesce a divincolarsi dalle sue grinfie. Intrappolato.
Giovinco 4 A Roma gli avrebbero detto: "Nu cce prendi manco se tte sbagli".
Caceres 5.5 Perde ogni duello con Nagatomo e si fa vedere poco in avanti. La Juve è poco brillante e lui ne paga le conseguenze. Impalpabile.
Quagliarella 6 In dodici minuti riesce a fare più di Giovinco in tutta la partita. Il sinistro con cui sfiora il pareggio è un gesto atletico di rara bellezza. Non si riesce a capire cosa ci faccia in panchina. Reattivo.
All. Conte 5 Ha il merito di togliere un nervosissimo Lichtsteiner, ma poi non ci capisce più niente. Toglie Vucinic che non aveva demeritato per metter in campo uno spento Bendtner, lascia in campo il fantasma di Giovinco e inserisce Quagliarella troppo tardi. Confuso.
INTER 8 Mi si potrebbe obiettare che il voto in pagella sia di parte, ma cercherò di motivarlo. 8 perchè essere sotto 1-0 a Torino dopo 20 secondi per un gol in fuorigioco può mandarti dallo psicologo, 8 perchè la squadra non ha mai perso la testa e ha costruito la vittoria lottando su ogni pallone. Estasi.
Handanovic 7 Salva capra e cavoli su Marchisio, dice di no a Vidal, neutralizza Bonucci e infonde alla difesa dell'Inter una piacevole sensazione di sicurezza. Saracinesca.
Juan Jesus 7.5 Gli attaccanti della Juve gli facilitano il compito, ma il roccioso brasiliano compie una partita monumentale. Chiude ogni varco, fa sentire la sua stazza fisica, lotta come un leone per tutti i novanta minuti. Juan Jesus Superstar.
Ranocchia 6.5 Non è miracoloso come il suo collega di reparto, ma la sua rimane una prestazione di qualità. Commette qualche sbavatura nel primo tempo, ma nel secondo tempo non sbaglia nulla. Invalicabile.
Samuel 6 Nel primo tempo soffre le incursioni di Vidal e cerca di contenere gli assalti juventini con la solita esperienza. La resistenza però non è più quella di un tempo e forse si potrebbe mettere in conto di alternarlo a Silvestre. Usato sicuro.
Zanetti 7 Alla veneranda età di 39 anni, insegna ad Asamoah il significato del termine: "Ne devi mangiare ancora di terra prima di essere come me". Capitano.
Cambiasso 7 Il solito lavoro sporco con l'aggiunta di una marcatura asfissiante su Pirlo che gli impedisce anche di respirare. Sembra tornato il giocatore del Triplete. A volte ritornano.
Gargano 7 Avete mai provato a lanciare un osso in mezzo ai cani? Davvero avete provato? Bene, sappiate che se ci fosse stato Gargano lo avrebbe preso lui. Rottweiler.
Nagatomo 7.5 Vince il duello con Caceres e stantuffa sulla fascia senza alcun timore reverenziale. Buffon gli nega la gioia del gol, lui non si perde d'animo e serve a Palacio la palla del 3-1. Nagatomico.
Cassano 6.5 Queste non sono le partite di Cassano, che ha bisogno di più spazio per potersi rendere pericoloso. In ogni caso, gioca una buona partita e sfiora anche il gol con un bel destro a giro. Talento.
Palacio 7 Don Rodrigo non delude mai. Incorna il pari che viene annullato per un fuorigioco millimetrico, cambia spesso posizione in campo e non dà alcuna certezza ai difensori juventini. Dopo aver sprecato un'occasione per il pari, mantiene la lucidità e insacca il 3-1. Motorino.
Milito 9 Come il sole d'estate, come un maglione d'inverno, come un drink in discoteca, come il frigo in una cucina, come un letto in una camera... il Principe, a 33 anni suonati, non tarda mai agli appuntamenti importanti. Freddo in occasione del rigore, spietato nell'infilare il gol del 2-1. Forever young.
Guarin 6.5 Entra subito in partita e con una sassata dalla distanza propizia il 2-1 dell'Inter. Inoltre serve una palla deliziosa a Nagatomo che porterà al terzo gol. Volenteroso.
Mudingayi sv
All. Stramaccioni 8 Di sicuro non è tutto oro quello che luccica, ma andare in casa della Juve che non perde da 49 gare consecutive, giocare con tre punte e infilargli tre pere non è proprio un gioco da ragazzi. La sua Inter cresce giornata dopo giornata e, vada come vada, ha già compiuto un'impresa. Mourinho.
Arbitro Tagliavento: 4 Passi il fuorigioco di un metro di Asamoah dopo 21 secondi (non è colpa sua se il guardalinee juventino non lo ha segnalato), ma la mancata espulsione di Lichtsteiner pesa come un macigno sul suo giudizio. Non se l'è sentita rovinare la partita lasciando la Juventus in dieci per 60 minuti, ma alla fine l'ha rovinata lo stesso. Sudditanza Psicologica.
mercoledì 31 ottobre 2012
CONTRO-CONCORSO: QUELLO CHE HO
di a.muffinshow
E' successo. Sembrano i racconti dell'horror, nella notte di Halloween, ma è successo. Ho baciato una donna vestita da Morte.
Sorella Morte, lei che spalanca l'Eternità.
"Hai la barba sporca di bianco!"
"E tu hai un viso senza peli di barba"
L'ho baciata di nuovo nel cesso di una birreria. Di classe, ma pur sempre una birreria.
"Ti ricordi almeno come mi chiamo?"
"Vuoi che sia sincero?"
"Sì"
"No"
"chiedi a $%&/()=?^, domani"
"No. Dimmelo ora."
Sospira sorridendo. Le sue labbra si appoggiano alle mie. Sono ubriache - quanto le mie -
"ZSXDFOL"
"Ecco, ora ricordo... ci siamo conosciuti quel pomeriggio che...."
Avevo la barba bianca per via del suo cazzo di trucco da scheletro.
Lei è dovuta andare. La chiave è stata girata.
Un'altra porta è stata aperta. Un fatto che era stato scartato potrebbe diventare testata d'angolo.
Quod sumus, hoc eritis.
Ho baciato un teschio, cazzo.
Ho baciato Sorella Morte. In persona.
Nel cesso di una birreria. Di classe, certo, ma pursempre una fottuta birreria, sperduta nella Pianura, nella Pioggia, nel Nulla.
"Sentiamoci domani"
"Sì sì"
Le dico di fretta. Volevo di nuovo sentire l'Eternità sulla lingua.
L'ho baciata di nuovo, bastardo, grattandole le orecchie come un animale feroce, spietato.
"Così non vale"
"Dobbiamo stare zitti"
Di nuovo le labbra ballano.
Ballano per l'inaspettato, per Dio che si ubriaca per un pò di amore - dimenticato da entrambi - di più.
"L'avrei fatto anche da sobria..."
La guardo in silenzio, a farle capire che pure per me era lo stesso.
Gli angeli pisciano piangendo e danzano, nella notte d'ognissanti, della zucc'infiamme, di gente travestita da teschio che si lascia carezzare l'orecchio da un semisconosciuto e dalla sua barba, ricca d'olio e povera d'amore.
Non c'è spazio per l'odio.
Dio, più Uomo che mai, soffre al computer con gli uomini.
E soffre dell'amore più passionale.
Dio soffre scrivendo con me.
Perché era solo un bacio.
E' solo un bacio.
Ecco quello che (non) ha Dio... un poco in più d'amore al mondo.
e forse (forse?) ce l'ho anche io.
"Quanti miracoli, disegni e ispirazioni
e poi la sofferenza che ti rende cieco
nelle cadute c'è il perché della Sua assenza
le nuvole non possono oscurare il sole"
Saviano, al massimo, in più, avrà solo un paio di guardie.
E lo sapeva bene Paganini
che il diavolo è mancino
è subdolo
e suona il violino
F. "Nonrompermiilcazzootidistruggo" Battiato
(Lode all'Inviolato, Franco "Vi spacco il culo" Battiato")
E' successo. Sembrano i racconti dell'horror, nella notte di Halloween, ma è successo. Ho baciato una donna vestita da Morte.
Sorella Morte, lei che spalanca l'Eternità.
"Hai la barba sporca di bianco!"
"E tu hai un viso senza peli di barba"
L'ho baciata di nuovo nel cesso di una birreria. Di classe, ma pur sempre una birreria.
"Ti ricordi almeno come mi chiamo?"
"Vuoi che sia sincero?"
"Sì"
"No"
"chiedi a $%&/()=?^, domani"
"No. Dimmelo ora."
Sospira sorridendo. Le sue labbra si appoggiano alle mie. Sono ubriache - quanto le mie -
"ZSXDFOL"
"Ecco, ora ricordo... ci siamo conosciuti quel pomeriggio che...."
Avevo la barba bianca per via del suo cazzo di trucco da scheletro.
Lei è dovuta andare. La chiave è stata girata.
Un'altra porta è stata aperta. Un fatto che era stato scartato potrebbe diventare testata d'angolo.
Quod sumus, hoc eritis.
Ho baciato un teschio, cazzo.
Ho baciato Sorella Morte. In persona.
Nel cesso di una birreria. Di classe, certo, ma pursempre una fottuta birreria, sperduta nella Pianura, nella Pioggia, nel Nulla.
"Sentiamoci domani"
"Sì sì"
Le dico di fretta. Volevo di nuovo sentire l'Eternità sulla lingua.
L'ho baciata di nuovo, bastardo, grattandole le orecchie come un animale feroce, spietato.
"Così non vale"
"Dobbiamo stare zitti"
Di nuovo le labbra ballano.
Ballano per l'inaspettato, per Dio che si ubriaca per un pò di amore - dimenticato da entrambi - di più.
"L'avrei fatto anche da sobria..."
La guardo in silenzio, a farle capire che pure per me era lo stesso.
Gli angeli pisciano piangendo e danzano, nella notte d'ognissanti, della zucc'infiamme, di gente travestita da teschio che si lascia carezzare l'orecchio da un semisconosciuto e dalla sua barba, ricca d'olio e povera d'amore.
Non c'è spazio per l'odio.
Dio, più Uomo che mai, soffre al computer con gli uomini.
E soffre dell'amore più passionale.
Dio soffre scrivendo con me.
Perché era solo un bacio.
E' solo un bacio.
Ecco quello che (non) ha Dio... un poco in più d'amore al mondo.
e forse (forse?) ce l'ho anche io.
"Quanti miracoli, disegni e ispirazioni
e poi la sofferenza che ti rende cieco
nelle cadute c'è il perché della Sua assenza
le nuvole non possono oscurare il sole"
Saviano, al massimo, in più, avrà solo un paio di guardie.
domenica 14 ottobre 2012
Alì, Principe Alì, Alì Ababua
di a.muffinshow
Mi chiamano Alì.
Alì il Chimico.
Per anni ho cercato di studiare gli antibiotici. Per anni, anche se mi odiate, stronzi occidentali, ho provato a salvarvi la vita. Gasando qualsiasi tipo di minoranza etnica nel Vicino Oriente.
Ho studiato come fabbricare un antibiotico capace di farvi stare bene, curarvi nella malattia, pur non facendovi stare male.
Bevono, mi dicono, perché credono gli sia stato insegnato così. Bevono senza scopo. Poi da solo ho scoperto, mi hanno detto, che tanto è inutile studiare 'ste cose. Che i giovani occidentali già bevono sotto antibiotici e se ne fottono. Loro sono i meglio. Sono immortali fino a cinquantanni, quando scoprono che non potranno fare i maestri di Tennis e scopare diciassettenni tutta la vita.
Mi sono incazzato, allora. Come un turco. Come un iracheno.
Mi hanno anche informato che Baghdad non è più la Babilonia. Mi hanno sfottuto e mi hanno detto che ogni città occidentale è la nuova Babilonia.
E io che credevo di salvarvi, in quelle sere in cui non avevate l'ombrello e le gocciolone vi colpivano il cranio. Non fosse stata manco una tortura cinese. No. L'unica cosa era farvi sentire dei fottuti Charlie Brown con la barba e la sciarpa, la sigaretta e il telefono con la connessioninternet.
Perché di questo avete bisogno.
Sentirvi male e vomitarlo in faccia agli altri, vantarvi della/e vostra/e menomanza/e - fasulla/e-.
Di questo avete bisogno. Stronzi.
Manco ci fosse qualcuno, morti voi, pronto a gasarvi - e per davvero - per crimini che non avete commesso.
Tipo credervi immortali.
Tipo vivere come cadaveri.
Tipo non poter risorgere.
Ecco le vostre Picche. Risorgere ogni mattina e non poterlo dire a nessuno.
A coloro che ogni giorno,
eroi,
combattono la sobrietà
Alì il Chimico.
Per anni ho cercato di studiare gli antibiotici. Per anni, anche se mi odiate, stronzi occidentali, ho provato a salvarvi la vita. Gasando qualsiasi tipo di minoranza etnica nel Vicino Oriente.
Ho studiato come fabbricare un antibiotico capace di farvi stare bene, curarvi nella malattia, pur non facendovi stare male.
Bevono, mi dicono, perché credono gli sia stato insegnato così. Bevono senza scopo. Poi da solo ho scoperto, mi hanno detto, che tanto è inutile studiare 'ste cose. Che i giovani occidentali già bevono sotto antibiotici e se ne fottono. Loro sono i meglio. Sono immortali fino a cinquantanni, quando scoprono che non potranno fare i maestri di Tennis e scopare diciassettenni tutta la vita.
Mi sono incazzato, allora. Come un turco. Come un iracheno.
Mi hanno anche informato che Baghdad non è più la Babilonia. Mi hanno sfottuto e mi hanno detto che ogni città occidentale è la nuova Babilonia.
E io che credevo di salvarvi, in quelle sere in cui non avevate l'ombrello e le gocciolone vi colpivano il cranio. Non fosse stata manco una tortura cinese. No. L'unica cosa era farvi sentire dei fottuti Charlie Brown con la barba e la sciarpa, la sigaretta e il telefono con la connessioninternet.
Perché di questo avete bisogno.
Sentirvi male e vomitarlo in faccia agli altri, vantarvi della/e vostra/e menomanza/e - fasulla/e-.
Di questo avete bisogno. Stronzi.
Manco ci fosse qualcuno, morti voi, pronto a gasarvi - e per davvero - per crimini che non avete commesso.
Tipo credervi immortali.
Tipo vivere come cadaveri.
Tipo non poter risorgere.
Ecco le vostre Picche. Risorgere ogni mattina e non poterlo dire a nessuno.
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