venerdì 5 luglio 2013

ASPETTAMI A CASA

di a.muffinshow

ASPETTAMI A CASA

Aspettami a casa se hai tempo fino a dopo l'Apocalisse.
Aspettami a casa fumando o dormendo con la coperta sul divano, guardando qualche tribunale della coscienza in TV, ascoltando l'oceano e i maremoti delle tue coperte gelate oppure pregando (e se lo farai, ti prego, fallo talmente forte cosicché il Grandecapo Piedibucati possa sentirti).
Aspettami a casa, col secchio pieno d'acqua ghiacciata - mi faresti pure un favore -, pronta a buttarmelo addosso dalla finestra mentre gioco ad essere il tuo personale Dante ubriaco che ti piscia sul portone chilometri di inchiostro e teologia.
Aspettami a casa di notte, quando gli ubriachi sono fiori che non sbocciano e parole che non esplodono.
Aspettami a casa quando la voce degli schiavi è un sussurro d'angelo nel Tempo che se ne va e nessuno sa dove o come.
Aspettami a casa e nella distanza che corre tra il tuo cuore e le tue labbra, nelle tazzine di caffè che bevi con gli amici e che puoi versare, tanto chissenefrega.
Aspettami a casa, dove il mio amore è già lì, dove ti chiama il telefono o dove risuona la tua solitudine, quella che hai dimenticato tra gli uomini perduti nella pioggia, laggiù verso Juarez, esattamente di fianco alle tue vene.
Aspettami a casa, in camera da letto, attraverso la trasparenza del fantasma di una strada con un regalo, un neo che è un cancro benevolo, che è la bocca di una nave che piange dicendo che i tuoi problemi stanno stretti tatuati sulla tua pelle o in un bosco scuro che risuona di suoni strani e del rumore dei tic delle tue palpebre.
Aspettami a casa, dove mi hai conosciuto ma non ti ricordi, cara, mentre eri impegnata a guardare qualcun altro, quando dicevi di voler essere libera ma nessuno ti credeva mentre credevi di fare l'amore.
Aspettami a casa, alla finestra, col cuore che batte e combatte, da solo contro tutto, e non riesce a bagnare i fiori nei vasi dei primi baci di tanti amanti che sanno di patatine e birra sgasata, in sere di primavera o estate (a voler esagerare).
Aspettami a casa e dimmi il perché di quel perfetto bacio e dell'orchestra che suonava giù dal salotto del vicino, naufragando in strada come un pellegrino, delle labbra che sembravano sfregare il muro e le pareti dei polmoni.
Aspettami a casa sapendo che quando sarò con te ingoierò ogni angolo della mia anima calpestato dai sandali che erano nuovi quando ancora non esistevi, quando ero il giullare di mille secoli, la bertuccia di ogni dio, regalando il vestito di ogni mio pudore, di ogni mia voglia. Prenditi pure quelle perché probabilmente te le meriti.
Aspettami a casa essendo sicura che sono un uomo da poco, che ti amo tanto da scriverti una cosa così e dimenticarti per una bottiglia; sapendo che non sono forte, ma solo un gigante con la pancia e la barba lunga e che sbaglia sempre; sapendo che sento di non meritarmi di star da solo, se ci sei tu lì; sapendo che "non mi serve l'omino delle previsioni per sapere dove tira il vento".
Aspettami a casa anche per i miei occhiali e la mia chitarra, perché sono un pilota cieco che balla da solo alle tre del mattino con gli amici che si buttano in terra con me se, camminando, cado.
Aspettami a casa perché il Regno non sta arrivando.
Aspettami a casa perché il Regno è già qui.
Aspettami a casa perché il Regno sei tu.
Aspettami a casa visto che sei i tuoi e i miei sospiri, le corde che si accordano e suonano il dialetto dell'amore e insultano quei maiali di sbirri del cuore che dicono che stiamo correndo troppo e che, andando avanti così, ogni cosa finirà nel fosso di un rimpianto futuro o, mal che vada, nel nome dei nostri figli. Dicono che se sei troppo ubriaco quando guidi una storia importante, puoi schiantarti nel dubbio e fottere tutto.
Aspettami a casa tappandoti le orecchie e gridando blablabla per non sentirli e ignorare le paure e i battiti sul pulsante della santa normalità.
Aspettami a casa, arrapata e casta, con cinque dita sul pianoforte e cinque tra i miei capelli che non sono ancora lì, perché salterà fuori che la mia cialtroneria, alla fine, sarà dimenticata.
Aspettami a casa arroccandoti su una mensola come un gufo o una statuetta della Madonna, che sicuramente sei più bella dell'uno e forse come l'altra.
Aspettami a casa perché tornerò dalla battaglia della vita, di tutte quelle cose che devo fare e che non ho voglia di dimenticare.
Aspettami a casa per favore.
Aspettami a casa se hai tempo in questi anni devastati, in questo tempo buono solo ad un cambiamento.
Aspettami a casa oppure fottitene ed esci per andare con le tue amiche a farti guardare il culo da tutti, a farti indovinare ogni piccolo graffio di epidermide sotto la gonna da educanda, per bagnarti nel fiume così dolce e umido della tua giovinezza, perché tanto di notte i tuoi occhi saranno sempre lampioni di diamante che mi guidano verso casa. La tua.

Aspettami a casa, perché non so dove cazzo abiti.


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