giovedì 13 settembre 2012

sPOSTatevi, vacche, che la vita è breve

di a.muffinshow
"Scostatevi, vacche, che la vita è breve"
G.G. Màrquez

Lo scrittore è un fuorilegge, tanto quanto una puttana.
Lo scrittore si vende, tanto quanto una puttana o un banchiere, un impiegato, un santo pazzo carbonaro, un innamorato. Scadenze, progetti, impegni, dispiaceri, doveri dovrebbero pesare come una bolletta da pagare o il camion della nettezza urbana venuto a portare via non te, ma il sacchetto dell'umido in cui c'è dentro tutto quello che hai mangiato durante la settimana. Ma sei solo questo? Sei quello che mangi? Oppure sei una ricetta pensata bene e venuta così così? Magari proprio la sera in cui avevi invitato a cena qualcuno. Cazzo, che disdetta.
Il fatto è, secondo me, che è proprio questa la cosa: farsi piacere una ricetta venuta male. E puoi pure giustificarti, certo che puoi. Ho messo troppo aglio, troppo poco pepe, fanculo dovevo metterci l'olio dei parenti e non quello del supermercato. Il tutto a fuoco lento o medio o fatuo di un fornello che non è il nostro, perchè viviamo in affitto, in una vita che è un parcheggio ad ore per anime.
Il netturbino è come il beccamorto. Porta via quello che non serve più.
Il netturbino è come un'idrovora. Ingurgita quel che non mangiano gli altri.
Il netturbino è come è come uno psichiatra. Sveglia un sonnambulo e riordina la merda che ha dentro ma che affiora fuori.
Il netturbino, è il parcheggiatore.
Sono quello che mangio! Sono quello che mangio?
Sono quello che respiro, vivo, vedo, tocco, annuso ogni giorno? Sono il materasso in cui dormo, le lenzuola in cui mi sveglio, le scarpe in cui infilo i miei piedi, la tazza in cui bevo il caffè, il caffè che bevo, il bus che prendo, la biblioteca in cui dovrei studiare, l'odore di merda della mensa in cui mangio, l'inchiostro che mi macchia le dita, il foglio su cui copio appunti senza senso, il vino che bevo dal cartone, il pollo cucinato nella padella nuova, i tasti con cui scrivo?
Chiccazzo lo sa? Io? Tu? Lui/lei? Noi? Voi? Essi?
In questo casino sono convinto di una cosa. Mi preoccuperò della spazzatura da buttare quando non dovrò più farlo. Starò in casa quando non potrò più farlo. Dormirò quando sarò morto.
Scostatevi, vacche, che la vita è breve. 
E all'angolo della strada, in questo mare cibernetico, aggrappato alla prossima boa, con la merda dei piccioni che gli cola dalla testa in faccia, c'è ancora qualcuno che può insegnarvi qualcosa. 

Io, per me, torno a studiare, perché domani, la bolletta sarà alta. E non è colpa, purtroppo, del Governo. Sono solo io, che amo cazzeggiare e dare la colpa agli altri.

Dedicato a Gabriel Garcìa Màrqeuz e alle cose che mi ha insegnato, anche se l'Alzheimer gliele ha fatte dimenticare tutte. Una ad una. Compreso come si butta la spazzatura.


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