di a.muffinshow
Si pensa che lo studio della Storia sia l'immagazzinamento mnemonico di un mucchio di cose già successe.
Lo si pensa soprattutto a un'ora dall'inizio di un esame.
Ma cosa ti ricordi, poi, di quei grumi di fatti condensati in poco più di duecento pagine? E delle quattro monografie che erano da fare sui vari Indici dei libri proibiti e sulle Inquisizioni? E della Censura? E dell'Opinione pubblica secondo Habermas? E della Crisi della coscienza Europea per Hazard (non per Rosco, ndr.)? E degli Idealtipi di Weber? E di 'sti cazzi?
Poco o nulla, siamo sinceri.
Non sai, ma sei convinto di avere capito una cosa: che la Storia (qualsiasi Storia) è il racconto di come il potere vince sempre. Che venga pure un Prodi qualunque (ché se suo fratello è un insaccato lui è parte del maiale da cui l'hanno fatto) a dirti che c'è bisogno di studiare i rapporti tra varie forze (sudditi-re, ad esempio) per capire il passato.
Il passato si comprende solo dai monumenti eretti per tutti gli eletti, figli di un dio servo del potere, sterminati dalla teppa al comando, ovunque e in qualunque tempo.
Il passato (come il futuro ma non come il presente) si può comprendere misurando la capacità del mondo di contenere il sangue delle minoranze.
Il passato è l'unico mezzo che abbiamo per comprendere quella che è stata la nostra "ginnastica d'obbedienza", la peste che ci ha portato ad essere così coglioni (e davvero!) "da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni".
A questo punto il futuro non può essere altro che un tentativo di rimediare alla nostra stronzaggine.
Tutto (anche la Storia che ci hanno rubato) è e deve essere di tutti.
Omnia sunt communia.
A.
p.s. ora vado a farmi inculare dal potente di turno
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